lunedì 6 febbraio 2012

Lioness, Hidden Treasures

Il disco regala delle perle che ti colpiscono per la loro lucentezza e riescono persino a venir fuori dal pasticcio che hanno fatto insieme in post produzione salam remi e mark ronson, più il primo credo, che era già riuscito ad appiattire Frank, senza regalarci nemmeno una hit, come direbbe peter fruit di cui mi piacerebbe aver letto qualche cosa prima ma non sono riuscita a trovare niente. Perline: l'acuto di Will you still love me tomorrow comunque spunta pur se tutto il brano rema contro tra controvoci confuse, suoni mixati proprio male. La versione di Girls from Ipanena sembra canticchiata da uno spiritello alla beattle juice mentre la versione di Valery è lontana anni luce da quella che apre il cd bonus della versione De Luxe di Back to back infinitamente migliore. Best friend right, è proprio assurda, il brano feat Nas è molto pulito, ti fa immaginare lui, l'amico, che canta insieme a lei, ricordandola felice, sebbene non sia grandissima cosa.
Poi, però, lo metti su, questo disco postumo, e lo lasci andare nello stereo, e la prima cosa che ti investe è la ventata di aria fresca e pulita profumata di Jamaica e fiori e frutta e poesia di Lei che canta Our day will come. Lo fa con una spensieratezza che pure deve aver avuto qualche minuto della sua esistenza, la povera Amy finita triturata dal suo demone dopo averci regalato il disco più elegante di una donna che la storia della musica ricordi dalle incisioni di Billie Holiday in quei locali fumosi dei suoi tempi, con tutto il suo infito dolore per gli uomini che non la capivano e la colpivano, anche a suon di botte, mentre lei annegava il suo talento e la sua eleganza nell'alcol e nella droga. Amy si è bruciata ancora prima, in quanto tempo? Tre anni, ad esempio secondo Peter Fruit ed è così difficile, per chi non abbia seguito l'agonia sulla stampa inglese, dire ad esempio a quando risalgono le immagini della presunta disintossicazione su quella spiaggia da qualche parte nei Caraibi, con Amy in uno stato spettrale, divorata dalla magrezza e dalla disperazione. E allora non ci resta che ascoltare questi tesori nascosti di Lioness, assemblati in un collage lontanissimo dall'armonia che la Divina e Dannata Amy aveva saputo creare traccia dopo traccia in Back to Black.
Between the cheak che segue Our day will come, sappiamo che doveva originariamente essere registrata da Amy e Mark per un James Bond ma, sentendola, non riusciamo a immaginare in che modo! Anche qui si respira un po' di Jamaica prima della versione originale di Tears Dry, senza la parte finale On their one, che è più lenta di quella rilasciata insieme a Back to Black. ma non così affascinante.
La cosa bella del disco è che, nonostante i suoni a casaccio in più di un brano, prima di tutto dura tantissimo. Lo metti su e sai che per almeno 45 avrai Amy che canta. Come, in qualche minuto, non importa. E poi che si chiude con la traccia 12 , A song for you. E li la senti, la senti come poteva essere questa cantante, paragonabile per la capacità espressiva alle grandi dive cinematografiche come Marylin o Rita Hayworth. Piena di una grazia assoluta, lei che faceva la spesa in pigiama a Camden con certe ballerine consunte, eppure sul palco del Teatro di Londra era capace di offrire una performance così esplosiva fasciata in un abitino bianco con il suo tacco 12, il grande nido sulla testa, il make up Amy perfetto, tutta tirata a lucido che semplicemente canta.
A song for you, che chiude il disco, ti fa sognare che canti per te.

medicina nichilista

la cura non esiste